Chi sono? Una persona

“L’anima ha bisogno di un luogo”
(Plotino)

Mi chiamo Federica Del Grosso. Da bambina, non mi piaceva il mio nome: “Federica“, così imponente, così germanico, così solidamente impegnativo e noioso…evocava imperi medievali e tempi oscuri di dominio e forza bruta. Un nome quadrato. E poi “Del Grosso”: una Federica robusta e seriosa associata a un ponderosissimo “Del Grosso”. Alle medie, era tutto un fiorire di frizzi e lazzi sul mio cognome… “Del Piccolo”, “Del Grasso” e giù risate. Insomma, se il nome era quadrato, il connubio nome+cognome era visualizzabile solo immaginando un “cubo”. Un cubo. Di piombo. E la mia mamma, ad evocare evidenti caratteristiche di mercuriana leggiadria, mi chiamava “bombardone”, a far buon peso.

E sono cresciuta così, seria, pesante, metodica, concentrata, affidabile, rigida, rigorosa, pensosa, ironica, curiosa, convinta della forza delle proprie idee, spaventata dalla solitudine della forza delle proprie idee, fragile e schiacciasassi, le due cose insieme. Cresciuta dalle suore, e libera pensatrice, profondamente laica. Broccoli e cioccolato. Medie, liceo, battaglia quotidiana per sopravvivere alla vita che a volte è difficile… laurea, borse di studio, ricerca scientifica, lavoro nelle multinazionali, pochi compromessi, molta fatica, scelte dure e davvero mie…il volontariato, la voglia di capire di più e di tutto, l’arte di ascoltare, il coraggio di dire. E accogliere, abbracciare, sbagliare tutto, ritrovarsi all’improvviso troppo lontani dai propri bisogni e alla ricerca dei propri sorrisi seppelliti sotto il peso di “essere brava”.

Poi, la nutrizione: la scoperta di poter usare la scienza e l’ascolto per essere partner di chi cerca una “strada” per amare con equilibrio cibo e corpo, i due feticci del nostro oggi. E, crescendo crescendo, come persona e come professionista, di master in master, un pezzo di vita per volta, non sono più una ragazzina, e nel senso bello (ricordiamocelo: più vecchi, se nel frattempo siamo anche cresciuti, significa più maturi, più competenti, più equi, più generosi con gli altri e con se stessi). Sono ancora una Federica Del Grosso: conservando il “peso” e la forza della serietà e dell’impegno del passato, sono più che mai “Federica”, cioè, letteralmente, “ricca di fede”, “piena di fiducia” che tutto può cambiare, che tutto (il mondo intero, e noi stessi) può essere guardato da diverse prospettive (ricordate il suggerimento del Professor Keating ne “L’Attimo Fuggente”: bisogna salire sul banco per vedere cose che seduti ci sfuggono!), che si può trovare SEMPRE una strada per STARE BENE, o, per lo meno, meglio.

Abitudini, pensieri, cliché, obblighi: tutto si può migliorare (cambiare non basta: “come” conta!), se si vuole, se non funziona e vale la pena di fare lo sforzo di “salire sul banco”. E sono più che mai “Del Grosso”, perché nel grande ci sta il piccolo, e non viceversa. Ci vuole spazio per accogliere il mondo, per riempirlo di idee, per stivare esperienze e viaggiare sicuri in compagnia del proprio mondo autentico.